C’era una volta un tempo in cui la linea fra la vita e la morte era molto sottile e bastava poco – un inverno molto freddo, la siccità, un cattivo raccolto- per attraversarla.
In quel tempo (fino all’inizio del novecento), i lupi non erano solo creature delle favole, ma elementi fin troppo concreti di una dura realtà.
Infatti, quando il cibo si riduceva per uomini e animali, i lupi (animali solitamente schivi) erano costretti da uscire dai boschi e ad avventurarsi verso gli insediamenti umani, alla ricerca di prede: bestiame, animali da cortile e quando proprio erano disperati, anche esseri umani, specialmente bambini di cui allora, così come di lupi, vi era abbondanza.
Per evitare spiacevoli incidenti, i centri abitati più esposti – quelli più vicino ai boschi- erano muniti di sistemi difensivi fatti da tranelli, trincee, e avamposti con cani da guardia. Dall’avamposto a guardia a della strada che portava da e per la Valtrompia viene infatti il detto bresciano “Se vuole Dio e i cani di Concesio” per indicare la fatalità di una azione incerta.
A Polaveno è invece ancora visibile una delle pochissime- se non l’unica- “linea delle loere” superstite. Le loere erano trappole per lupi, poste ad intervalli regolari a formare un confine– la linea- tra il mondo umano e il mondo lupesco. Consistenti in buche a imbuto nelle quali veniva posta una esca, le loere erano trappole micidiali: il lupo, una volta cadutovi, non più un grado di risalire. Per la cattura dei lupi erano previsti consistenti premi. Nel 1816 si conferivano lire 300 per l’uccisione di un lupo, lire 600 per quella di una lupa, lire 25 per un “lupicino” (poveretto).
L’ultimo lupo bresciano venne ucciso sul Guglielmo nel 1897. Da allora, i lupi sono usciti dal reale ed entrati nel mito, anche se negli ultimi anni si sono verificati avvistamenti e addirittura ritrovamenti di lupi anche in pianura.
E a voi i lupi piacciono?
Foto 1 Loera a Polaveno
Foto 2 Lupo italiano, Fonte Corriere Della Sera
Foto 3, Il lupo nelle favole, Fonte Due Punto Tre
Foto 4, Diana e Ambrogio, i lupi salvati nei canali nel 2019- Centro Tutela e Ricerca Fauna Esotica e Selvatica – Monte Adone – ©