Passeggiando tra i piccoli borghi e le dolci colline della Lombardia, oltre che tesori artistici e paesaggi dimenticati, capita ogni tanto di imbattersi anche in tradizioni culinarie del passato, e a Monterotondo di Passirano, tra i vigneti della Franciacorta, c’era una volta e c’è anche ora il famoso Chisulì, che ci racconta una storia antica di comunità e di solidarietà.
I dolci col nome chisola, chisòl, chisoi sono diffusi in tutta la Lombardia, e e hanno solitamente una forma a ciambella- il nome indica infatti dolce qualche modo “schiacciato” dal dialetto lombardo schisà, schiacciare. Il più famoso di tutti è il Chisol de Sant’Antone, che veniva rigorosamente preparato il 17 gennaio, festa di sant’Antonio, e guai a non prepararlo!!
Un antico detto lombardo recita “Sant’Antonio Chisuler, chi fa mia la torta ghe ve zò el soler”, Sant’Antonio chissolaio, a chi non fa la torta gli cade il solaio.
Oltre al chisol ce ne sono altri, accomunati dal nome, dalla composizione semplice (farina, grasso- burro oggi e un tempo strutto, zucchero) e dal fatto di essere preparati nei mesi invernali.
In realtà questi dolci dei periodi freddi nascondono un significato antico e profondo. Era costume cucinare il dolce e condividerlo con amici e parenti e con altre persone del paese. Chi più aveva possibilità più dolci faceva e più ne condivideva, distribuendo una parte del proprio benessere all’interno della comunità. Nei lunghi inverni del Medioevo, in cui si pativa il freddo e la fame, anche una fetta di dolce poteva fare la differenza tra la vita e la morte.
Sant’Antonio quindi ricambiava l’opera buona fatta da chi divideva le ciambelle coi meno fortunati, con la protezione per i tetti e le case . Ma guai a coloro che egoisticamente tenevano tutto per sé! La neve avrebbe punito la loro ingordigia facendo crollare il tetto.
A Passirano, questo spirito comunitarie di solidarietà è giunto immutato a noi attraverso i secoli insieme ai Chisulì: le donne di Monterotondo, riunendosi attorno all’oratorio guidato da don Raimondo, hanno fatto della produzione e vendita del dolce, oltre che un momento di aggregazione, in modo per finanziare numerose attività benefiche e sociali della comunità. Grazie ad un’amministrazione lungimirante capitanata dal sindaco Francesco Pasini Inverardi, che ha saputo cogliere l’importanza storica e sociale del Chisulì, e di volontari dell’oratorio guidati dalla infaticabile Chiara Bizioli e Guido Lazzaroni, il Chisulì adesso è valorizzato da una De .Co., Denominazione Comunale di Origine, che tutela il Chisulì nella ricetta tradizionale.
Il Chisulì – diminutivo di Chisol, è un dolce a ciambella che viene fritto e va consumato caldo e cosparso di zucchero, preferibilmente insieme a buon bicchiere di vino rosso. Unico e risaputo difetto dei Chisulì è che uno tira l’altro, con effetti di dipendenza- la vera sfida, in questi tempi di diete, è di riuscire a mangiarne uno solo.
Ogni Chisulì racchiude in sé tutto l’amore delle donne e degli uomini di Monterotondo per la propria comunità e il proprio territorio.
Chi oggi lo acquista e lo gusta, oltre a ascoltare una tradizione millenaria, sostiene anche uno dei nostri piccoli borghi.
E voi sapete ben che noi di Iseo Guide abbiamo un debole per i piccoli borghi!