Piazza della Loggia, cuore di Brescia, una delle più belle piazze rinascimentali della Lombardia. Un luogo di composta bellezza, che ispira serenità finché non si guardano i portici poco sotto l’Orologio.
Lì il bel monumento di Carlo Scarpa ci ricorda che, esattamente 50 anni fa, il 28 maggio 1974, qui, durante una manifestazione indetta dai sindacati della scuola, esplose una bomba, uccidendo otto persone e ferendone più di cento.
Il 28 maggio 1974 è una data che segna una delle pagine più dolorose della storia di Brescia e dell’Italia intera, ed è il giorno che dà inizio alla definitiva escalation dei cosiddetti anni di piombo.
Quella mattina, Piazza della Loggia era gremita di persone riunite per una manifestazione organizzata dalla CGIL scuola. Alle 10:12, mentre Franco Castrezzati, segretario della Camera del Lavoro di Brescia, parlava dal palco dalla parte opposta, sotto i portici, esplose una bomba nascosta in un cestino portarifiuti. Per disgrazia, quel giorno pioveva e quindi la maggior parte dei convenuti si era spostata ai portici per cercare riparo. L’ordigno, realizzato con l’intento di causare il massimo numero di vittime, fece 8 morti e più di cento feriti.
Ecco qui un breve excursus sui nomi e le storie delle vittime, per non dimenticare
1. Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese, conosciuta e amata per la sua dedizione all’educazione e il suo impegno verso gli studenti.
2. Livia Bottardi Milani – Insegnante di 32 anni, sposata e madre di due figli. Era una donna appassionata del suo lavoro e impegnata nel sociale. Quel giorno partecipava alla manifestazione con l’intento di difendere i valori della democrazia e della libertà. Suo marito, Manlio Milani ,nella sua instancabile ricerca della verità diventerà Presidente dell’Associazione familiari dei caduti di Piazza Loggia, parteciperà alla fondazione dell’Unione familiari vittime stragi (unione fin troppo nutrita ahimè come ben sappiamo).
3. Clementina Calzari Trebeschi – Insegnante di 31 anni, molto amata dai suoi studenti per la sua dedizione e il suo entusiasmo. Era in piazza per manifestare contro il fascismo e per un futuro migliore.
4. Alberto Trebeschi – Professore di 37 anni e marito di Clementina Calzari Trebeschi. Era un uomo di cultura, impegnato nell’insegnamento e nella difesa dei valori democratici.
5. Euplo Natali – Pensionato di 69 anni, ex partigiano, simbolo della resistenza antifascista. Era conosciuto per il suo impegno politico e sociale, e partecipava attivamente a tutte le manifestazioni per i diritti civili.
6. Luigi Pinto – Insegnante di 25 anni, giovane e pieno di vita. Credeva fermamente nei valori dell’educazione e della libertà, e partecipava alla manifestazione con l’idea di contribuire a un cambiamento positivo nella società.
7. Bartolomeo Talenti – Operaio di 56 anni, padre di famiglia e attivo sindacalista. La sua vita era dedicata alla lotta per i diritti dei lavoratori e alla costruzione di un futuro più giusto.
8. Vittorio Zambarda – Operaio di 60 anni, sindacalista, conosciuto per il suo impegno sociale e politico. La sua morte ha lasciato un vuoto enorme tra i suoi colleghi e amici.
Alle 10.12, Un boato assordante seguito dal silenzio, il tempo che si ferma per un attimo, seguito solo dopo una buona manciata di secondi dalle urla di dolore e di paura degli astanti.
Dopo l’esplosione, lo stato della piazza era inimmaginabile, uno scenario da film horror, con dettagli cruenti fin troppo presenti nei ricordi dei sopravvissuti, che qui non ripeteremo per pudore. Questo forse fu alla base della sciagurata e in seguito molto criticata decisione di lavare la piazza con gli idranti il giorno stesso.
La ricerca della giustizia, per i parenti delle vittime dell’attentato e la città, è stata lunga e travagliata.
Anni di indagini e processi hanno portato alla luce una rete complessa di responsabilità, in un percorso ostacolato da depistaggi e omissioni (come nella migliore tradizione italiana del resto).
Solo nel 2017, dopo oltre quarant’anni, è arrivata una sentenza definitiva che ha condannato all’ergastolo Carlo Maria Maggi, ex dirigente di Ordine Nuovo, e Maurizio Tramonte, ex informatore del SID (Servizio Informazioni Difesa). Entrambi furono ritenuti colpevoli di essere i mandanti e organizzatori dell’attentato, sancendo finalmente una parziale giustizia per le vittime e i loro familiari.
Maggi, all’epoca della condanna, aveva la tenera età di 80 anni, e Tramonte 63. Luigi Pinto, al momento della morte, ne aveva 25. I figli delle vittime, appena bambinetti.
Tuttavia, non sono stati identificati esecutori materiali tra i responsabili dell’attentato. Nel 2023, è stato aperto un uovo procedimento a carico di Marco Toffaloni, all’epoca diciasettenne, che è stato rinviato a giudizio con l’accusa di strage.
L’attentato di Piazza della Loggia ha avuto un impatto devastante sulla comunità di Brescia ed è tuttora un ferita aperta. Ogni bresciano conosce o è imparentato con qualcuno che era in piazza quel giorno terribile.
Con o senza giustizia, Brescia ricorda.