Il Borgo di Rovato anzi, in realtà si dovrebbe dire più precisamente la Città di Rovato, in quanto per la sua rilevanza strategica ed economica ha ottenuto di fregiarsi di questo titolo, è un borgo dalla storia antichissima.
Qui fin dall’epoca dei Longobardi, si svolgeva una fiera dedicata allo scambio del bestiame da allevamento, sotto la protezione di San Michele, uno dei santi più venerati da questa popolo che in lui rivedeva il proprio dio Wotan.
Wotan, dio guerriero, protegge dal male gli umani ma anche gli animali, e sotto il suo vigile sguardo, nello spiazzo davanti all’Antica chiesa a lui dedicata sul Monte Orfano, le genti della Franciacorta e della Vallecamonica convenivano a Rovato per scambiarsi il bestiame.
Molto ci sarebbe da dire su Wotan e il culto micaelico, ma non è questo è il luogo. Lo scambio di bestiame restò nei secoli un appuntamento costante, nel Medioevo è infatti documentato un mercato, nel frattempo spostato nel sottostante paese, che si teneva una volta a settimana.
In epoca moderna divenne un grande evento primaverile (si tiene per tradizione quindici giorni prima di Pasqua) per festeggiare la rinascita della vita agricola. I contadini arrivavano dalle province circostanti per comprare pulcini, agnelli, vitellini, puledri ed arrivare pronti ai mesi estivi.
La tradizione vuole anche che tutti gli anni in occasione della fiera regolarmente piova.
Secondo alcuni questo sarebbe dovuto ad un’antica maledizione scagliata da un commerciante gitano scornato per essere stato allontanato dalla fiera per i suoi metodi poco ortodossi (i rovatesi da sempre tengono molto alla qualità).
Che sia vero o no, col sole o con la pioggia, “ na’ a Roàt a edeh le àche” ( andare a Rovato a vedere le mucche) è un appuntamento imperdibile per noi della zona. Il mio povero nonno, tornato dalla campagna di Russia, lo attendeva con ansia.
La bellezza della Fiera, ora giunta alla sua 131 edizione, ha però un po’ oscurato la bellezza di Rovato come borgo. Non tutti infatti sanno che Rovato ha un centro storico di grande fascino, un fascino discreto e sobrio, nella sua essenza tipicamente lombarda.
Pensiamo ad esempio alle stupende Mura Venete, costruite con la pietra del Montorfano che conferisce loro un aspetto particolarissimo, una trama fitta e irregolare come un antico drappo di lino.
Pensiamo ad esempio alle stupende Mura Venete, costruite con la pietra del Montorfano che conferisce loro un aspetto particolarissimo, una trama fitta e irregolare come un antico drappo di lino.
Oppure all’interno del “castello”, in cui i vicoli disposti a scacchiera come nell’antico castrum romano offrono scorci inaspettati.
Ma non vogliamo rivelarvi oltre. Per scoprire questo e- molto- altro vi aspettiamo a Rovato il 3 e il 24 aprile.