Oggi primo febbraio, è il primo giorno di nuovo mese e come tale si avrebbe voglia di passarlo facendo cose interessanti con persone interessanti.
Molto spesso però purtroppo siamo costretti a spendere le nostre giornate con persone che non ci piacciono….. con persone ignoranti, orride, cattive e chi più ne ha più ne metta…. dei veri serpenti!
Pertanto ci consoliamo raccontando la storia di Santa Verdiana, che di serpi se ne intendeva.
Verdiana degli Attavanti nacque nel piccolo paese di Castelfiorentino in Toscana verso la seconda metà del 1100. Della sua vita sappiamo molto poco. Pare che rimasta orfana vivesse presso uno zio facoltoso al quale faceva ad amministratrice dei beni.
Verdiana però, molto religiosa e sensibile, decise di essere una amministratrice alla Robin Hood, cioè prendeva cibo dai magazzini dello zio per darlo ai poveri. L’intervento divino provvedeva poi a ripianare gli ammanchi.
Giunta verso l’età di 30 anni però Santa Verdiana decise di fare una scelta più radicale e si ritirò a vivere in un minuscolo oratorio in riva al fiume dalla quale non usci mai più.
Comunicava con l’esterno solo attraverso una minuscola finestrella dalla quale i compaesani le passavano il cibo e le chiedevano aiuto e consiglio.
Insieme a lei, due serpenti usciti dal fiume di cui lei si prendeva cura. secondo alcuni i serpenti erano la sua compagnia, secondo altri erano stati mandati dal demonio per tormentarla.
Le fonti però ci dicono che, quando dopo molti anni i suoi compaesani, credendo di farle cosa gradita, uccisero uno dei serpenti, lei se ne addolorò molto.
La fama di Santa verdiana crebbe a dismisura e moltissime persone si recarono da lei in pellegrinaggio tra cui niente meno che lo stesso San Francesco.
Dopo la sua morte fu quasi immediatamente canonizzata, da qui in poi però la sua figura inizia a sfumare nella leggenda.
La sua vita, forse proprio perché molto semplice, si va a sovrapporre a figure mitologiche m molto più antiche di lei, che affondano le loro radici addirittura nella notte dei tempi, come l’antica dea romana Igea, la nutrice dei serpenti e le dee madri preromane come Angizia.
Il serpente infatti è simbolo molto antico e potente.
Questo animale, che vive sia dentro che sopra la terra, rappresenta il contato con l’aldilà, col mondo oscuro dei morti, ma anche la rigenerazione e la rinascita, col suo mutare pelle che lo rinnova ogni anno.
Anche il nome Verdiana si prestava a queste sovrapposizioni: Verdiana da verde, verdeggiante, ci rimanda al rifiorire della natura dopo l’inverno e rinnovamento continuo della natura. Su di lei è stato scritto anche un bel libretto, di Andrea Armati “La Nutrice. Dalla dea minoica a Santa Verdiana”
È buffo pensare come una ragazza mite, che amava il prossimo e che probabilmente preferiva gli animali agli uomini si sia lentamente trasformata in una divinità mitologica.
Di lei ci restano alcune bellissime opere d’arte come quelle che vedete nelle immagini qui sotto, e la convinzione che sono meglio le serpi animali di quelle umane.
Ricordiamo Santa Verdiana con questi versi di Sergio Giovanetti
“Striscia la biscia sul seno assopito/ fragranze smuove di fiume e di vita…”